INCHIESTA QUIRRA, Ex-colonnello indagato per omicidio plurimo

18 aprile 2011 - C'è un primo indagato per la vicenda dei veleni nel Poligono militare del salto di Quirra, le cui attività sono sospettate di aver provocato di aver provocato patologie tumorali negli abitanti del sud-est della Sardegna. Si tratta dell'ex-colonnello Tobia Santacroce, 66 anni, di Chieti, oggi in pensione che ha ricevuto un avviso di garanzia dal magistrato Domenico Fiordalisi della procura di Lanusei che conduce la difficile indagine sulla base. Disastro ambientale aggravato, omicidio plurimo, omissione d’ufficio e falso ideologico. Sono queste le accuse a carico dell'ufficiale che comandava l’ufficio inquadramento del Poligono interforze del Salto di Quirra nel 1997. Secondo l'accusa, la distruzione sistematica, attraverso il brillamento, di tutte le munizioni e le bombe dichiarate inservibili e provenienti da ogni parte d’Italia, e il seppellimento di rifiuti militari (parti di missile, batterie, pneumatici, apparecchiatura elettronica e amianto) avrebbero creato un disastro ambientale. Le conseguenze, sempre secondo l'accusa, sono state malattie e decessi fra le persone che hanno frequentato la zona del poligono. L'avviso di garanzia nei confronti dell'ufficiale in pensione è conseguenza delle rivelazioni di un Mauro Artizzu, che prestò servizio di leva nella base di Quirra nel 1997. L'uomo ha raccontato agli inquirenti di come nella struttura militare del sud-sardegna, una delle più grandi d'Europa, arrivassero camion da tutta Italia pieni di munizioni da far brillare e di come le si facessero esplodere in alcuni punti del poligono. Le esplosioni, secondo il racconto di Artizzu, producevano polveri che poi si posavano sul terreno circostante per poi essere raccolte e sotterrate dagli stessi militari all'interno di alcuni barili. In queste ore gli uomini della Forestale e della Squadra Mobile di Nuoro su disposizione della Procura di Lanusei, hanno ispezionato e messo sotto sequestro diverse zone del poligono nei quali sono stati notati, tramite una ricognizione aerea, alcuni lavori di movimento terra e di spianamento della superficie da parte dei militari. Gli inquirenti sospettano che si tratti di lavori fatti prima della visita della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. La zona messa sotto sequestro è denominata "zona brillamenti" o "Torre gigli". (michele garbato) (admaioramedia.it)