CASO QUIRRA, Monni (Uds): «Più certezze sulle esercitazioni nella base»

28 mar. 2011 - Avere certezza su che tipo di esercitazioni vengano fatte nella base di Quirra. E ancora: evitare, in caso questo venisse appurato, che l’uranio impoverito, il trizio e qualsiasi altro elemento dannoso venga utilizzato a discapito della salute dei lavoratori e dei cittadini in genere. Evitare la chiusura della base ed il conseguente licenziamento di centinaia di posti di lavoro, tra assunzioni dirette ed indotto e gli allarmismi che mettono a serio rischi il turismo, l’agricoltura, la pastorizia, l’artigianato ed il commercio del Sarrabus e dell’Ogliastra. Sono queste le richieste del consigliere provinciale dell'Uds, Vittorio Monni, a proposito dell'inchiesta che coinvolge il Poligono Interforze del Salto di Quirra. In una nota Monni sottolinea come «sia fondamentale tenere alta l’attenzione su questo argomento e, proprio per questo, credo sia importante organizzare un Consiglio Provinciale in quelle zone, oltre a delle audizioni con medici ed operatori locali che possano chiarire meglio alcuni aspetti ancora poco chiari. Un Consiglio Provinciale aperto anche alle Istituzioni locali ed ai cittadini che in quel territorio operano ed hanno tutto il diritto di conoscere, in tempi brevi e certi, tutta la verità su un argomento tanto importante. Intanto possiamo già ritenerci parzialmente rassicurati dal lavoro svolto da alcuni medici che non hanno riscontrato, dalle analisi effettuate, dati anomali o un incidenza dei tumori più alta rispetto alla media della Regione». Secondo Monni «l’aspetto che più preoccupa, oltre a quello legato ai paventati pericoli della salute, è la criminalizzazione di una base che ha garantito posti di lavoro ad un territorio che ha tutt’ora, purtroppo, un tasso di disoccupazione preoccupante. Credo sia fondamentale chiedere non solo il mantenimento della base ma anche la tutela dei lavoratori. Tra queste tutele c’è senza dubbio anche la fondamentale tutela del diritto alla salute sia delle maestranze che lavorano nella base, sia di tutti i cittadini che vivono ed operano in quel territorio. Tutti coloro che hanno una certa età possono ricordare (e ricordare agli altri) quale fosse la condizione economica di quel territorio prima che arrivassero i militari. Qualora ci fossero dei problemi legati alla presenza delle attività militari nella zona, credo che ciò che devono fra le Istituzioni non sia quello di chiedere la chiusura della base tout court, ma bensì pretendere con forza che non vengano utilizzate armi (di qualsiasi tipo) che possano pregiudicare la salute sia dei militari che dei cittadini che in quella zona operano. La presenza della base garantisce posti di lavoro che solamente la follia di pochi può mettere in discussione». (michele garbato) (admaioramedia.it)