COPERTINA

 LAVORO, La disoccupazione colpisce i giovani tra i 15 e i 24 anni


1 apr. 2011 - È una vera e propria emergenza lavoro. I dati che sono stati divulgati non lasciano ben sperare. Nell’ultimo biennio la disoccupazione è aumentata del 28% e si sono persi 11.000 posti di lavoro. Ad essere colpiti maggiormente sono i giovanissimi che rientrano nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni. L’indagine è stata compiuta dalla CNA sarda, la quale ha anche riscontrato una crescita del disagio giovanile. Molti giovani infatti non studiano e non lavorano, in poche parole non si formano. Diventa sempre più critico il rapporto tra istruzione, soprattutto quella universitaria e il sistema economico. dopo tre anni dal diploma, infatti, risulta che il tasso di occupazione dei giovani diplomati sardi è pari al 40,9% rispetto al 50,6% del dato nazionale. Mentre per i laureati sardi il futuro non si presenta affatto roseo, dopo un anno dall’agognato titolo solo il 35% (-20 % rispetto alla già bassa media nazionale) dei nuovi “dottori” sardi riesce a trovare occupazione. E, inoltre, la Sardegna continua a detenere il triste record dell’esser ultima in Italia per quanto attiene il tasso di scolarizzazione superiore (possesso diploma nell’età 20-24 anni). Per quanto riguarda le politiche intraprese per arginare il problema, c’è poco da stare allegri: sono infatti stati stanziati 50 milioni di euro per il piano sul lavoro per defiscalizzare il costo lavoro per assunzioni di giovani e donne diplomate e laureate. L’indagine della CNA Sarda verrà presentata l’8 aprile nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari. Il campione rappresentativo della realtà isolana è stato preso intervistando circa 260.000 giovani tra i 18 e i 30 anni. «La ricerca fotografa e ripropone il dramma di coloro che nei prossimi decenni dovrebbero reggere il peso di una società – dichiarano Bruno Marras e Francesco Porcu – presidente e segretario della CNA Sarda – sempre più sbilanciata dalla parte degli anziani; sono i giovani i più esposti e i più colpiti dalla crisi economica, ricacciati nella disoccupazione, “bamboccioni” per forza, impotenti a prescindere dal titolo di studio, spesso sempre più relegati in un limbo, che non offre loro alcuna prospettiva di futuro». (Sabina Sestu) (admaioramedia.it)


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