ARSENICO – Sciola dalle ‘pietre sonore’ alla ‘cantonata sonora’

5 feb. 2015 - Essere un apprezzato scultore non significa azzeccarle tutte. Perciò, non c’è da scandalizzarsi se Pinuccio Sciola, in crisi di ispirazione artistica, ha preso carta e penna e, fortemente turbato dal primo discorso del neopresidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di riporre martello e scalpello per scrivergli una lettera: «Grazie per le parole pronunciate nel suo insediamento - ha scritto Sciola - Mi ha commosso la sua esecrazione contro la barbarie delle esecuzioni di decapitazione, della violenza terroristica contro l'uomo inerte. A questo proposito volevo far presente che quelle terribili immagini purtroppo sono sempre presenti nella figura dei 4 Mori che rappresentano la bandiera dei sardi. È inconcepibile che un popolo, una nazione civile possa esibire come vessillo della sua identità un'immagine così cruenta, così offensiva ad altre popolazioni».
Ottima prosa, tanto che la missiva di Sciola si aggiunge meritatamente agli sfrenati consensi incassati dal nuovo Capo dello Stato. Subito dopo, inaspettata, ai limiti dei regolamenti, l’entrata in ‘sciolata’ sull’autonomia legislativa della Sardegna: «La sua sensibilità al rispetto della dignità umana saprà trovare il modo per far cambiare un simbolo che va riproposto al suo valore di orgoglio e del rispetto della dignità umana». Povero Mattarella, alle prese con Italicum e renzate varie, ora dovrebbe occuparsi pure della bandiera sarda, che, peraltro, è stabilita per legge dal Consiglio regionale (esattamente con la n. 10 del 15 aprile 1999). Insomma, scrivere al Presidente della Repubblica per cambiarla è un po’ come scrivere al capo condomino per cambiare il nome del proprio cane da appartamento.
Però, a molti big della politica è sembrato maleducato non rispondere all’intellettuale e si è scatenata la corsa al commento. Tra i primi, Gianfranco Ganau, che ha twittato in maniera perentoria, forte anche del ruolo di primus inter pares nella massima Assembla regionale: «Caro Sciola, sono in totale disaccordo. I 4 mori sono il simbolo della nostra terra, la nostra storia. Non si toccano!»
La Barracciu, sempre più presente sui social, ha twittato proprio in risposta al Presidente del Consiglio regionale, cercando di sfruttare la ‘sciolata’ per riabilitare a posteriori la sua proposta di modifica della bandiera coi 4 Giganti di Mont’e Prama al posto dei 4 mori, che tanto ha fatto ‘divertire’ il Popolo Sardo: «Caro Gianfranco, è la nostra bandiera, ma i 4 Mori non rappresentano affatto la nostra storia. Lo dice la Storia.» Non si è risparmiato neanche l’ex Governatore Cappellacci e sempre su twitter ha bocciato l’idea: «Mi spiace per l'amico e stimato artista Sciola, ma dissento dalla sua opinione: la Sardegna non deve cambiare bandiera». L’argomento 4 mori ha ridestato anche un ultimamente silente Giacomo Sanna, che sul tema, da presidente del Partito Sardo d’Azione, è ampiamente titolato: «Orgoglioso di aver promosso la legge sulla bandiera sarda. Sciola i simboli di un popolo non si cancellano: i 4 mori non si toccano».
Insomma, a Sciola è bastato riporre gli attrezzi del mestiere per passare in tempo reale dalle ‘pietre sonore’ alla ‘cantonata sonora’. (admaioramedia.it)
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