1 giu. – RIFORME, Incontro Floris-sindacati su riorganizzazione Regione

«La Sardegna potrebbe avere una sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato e una d’appello della Corte dei Conti, entrambe con sede a Cagliari». Lo sostiene l’assessore degli Affari generali, personale e riforma della Regione, Mario Floris, che ha lanciato la proposta di modifica all’articolo 48 dello Statuto sardo e che ieri ha incontrato i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil (Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca) per affrontare nel Tavolo interassessoriale la questione delle riforme. L’esponente della Giunta Cappellacci ha illustrato le modifiche alla legge regionale n. 31/1998 che riguarda l’organizzazione degli uffici e del lavoro e la trasparenza amministrativa, ponendo l’accento «sulla necessità immediata di una rimodulazione dell’intero apparato burocratico regionale». I sindacati, inoltre, hanno ribadito l’esigenza di imboccare in tempi celeri l’intero percorso riformatore. Durante l’incontro, che si è concluso con l’impegno delle organizzazioni di formulare al più presto le osservazioni sulla bozza del ddl, l’assessore Floris ha anticipato la volontà della Giunta regionale di istituire nell’isola le due sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. «La proposta di legge costituzionale – ha spiegato l’assessore Floris alle organizzazioni sindacali – si inquadra perfettamente nella ridefinizione delle prerogative autonomistiche e della specialità della Sardegna determinata dalle condizioni di insularità e dalla correlata identità storica, inserendosi nell’ambito della leale collaborazione tra istituzioni, nel pieno rispetto delle guarentigie regionali». L’intervento di modifica al Titolo VI dello Statuto, laddove si disciplinano i rapporti fra lo Stato e la Regione, soddisferebbe così esigenze di natura politica, giurisdizionale ed economica. «L’istituzione nell’isola delle due sezioni – ha sottolineato Floris – consentirebbe ai sardi una maggiore e più celere tutela della loro sfera giuridica, considerato che lo svolgimento di attività giurisdizionali, che impongono la presenza nella penisola, incide, infatti, negativamente sull’economicità dell’attività amministrativa e sulle prerogative dei cittadini e delle imprese. Tutto ciò – ha concluso – si traduce in oneri rilevanti sia in termini di costi che di tempo necessario per spostarsi e garantire la partecipazione nelle sedi localizzate nel territorio nazionale, con particolare riferimento al settore degli appalti pubblici o ad altri determinanti per l’economia della Sardegna». (stefano cariello) (admaioramedia.it)
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