23 nov. – CASO IOVINE, «Non sia la Sardegna a pagare, serve immediato ripensamento»

Continua la polemica delle Istituzioni civili e religiose isolane, contro la decisione del Guardasigilli Alfano che ha deciso di rinchiudere il boss camorrista Antonio Iovine, nel carcere nuorese di Bad’e’Carros, in regime di 41 bis.
Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha inviato al Ministro una dura lettera per contestare la decisione di trasferire nell’Isola il boss della malavita organizzata. «La sensazione è che, ancora una volta, sia la Sardegna a scontare quella pena, che invece dovrebbe essere inflitta solo ai criminali – ha scritto – quello dell'opinione pubblica, di tutta la classe politica sarda e perfino della Chiesa è un coro unanime, che non può restare inascoltato».
Il Presidente ha sottolineato che alla base del dissenso non vi siano solo ragioni di carattere logistico, ma «ben più pregnanti motivazioni di carattere politico, sociale, storico e culturale. La Sardegna – ha sottolineato Cappellacci – ha già dato il suo contributo allo Stato italiano, ospitando terroristi, mafiosi e altri pericolosi criminali». Nella missiva il Presidente ha ricordato anche che non minori sono state le rinunce dovute alle esigenze della difesa del territorio nazionale da parte di un’Isola da sempre caratterizzata da una forte presenza di servitù militari.
Per Cappellacci il trasferimento di Iovine in Sardegna è: «Un pessimo segnale, aggravato dalla circostanza che il nostro Popolo aspetta ancora di avere delle risposte concrete e positive da parte dello Stato: molte di esse sono attese da decenni e sono da tempo anche sul tavolo dell'attuale Esecutivo nazionale. Su queste ultime – ha ribadito – non su sgraditi trasferimenti, chiediamo che si manifesti tutta la celerità e la determinazione del Governo».
Infine Cappellacci ha chiesto un immediato ripensamento su una decisione che è «carica di significati negativi e stride con attese, aspettative e aspirazioni che vanno in tutt'altra direzione». (cp) (admaioramedia.it)
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