I LETTORI SCRIVONO: Incidenti a Bonaria: “Umiliato e pestato dalla Polizia”

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18 gen. 2008 – Venerdì 11 gennaio, verso le 23, assieme al mio amico Mattia, ho deciso di andare a mangiare una pizza in viale Diaz. Abbiamo quindi parcheggiato nello spiazzo della Banca CIS, proprio mentre era in corso la manifestazione di protesta davanti alla casa del governatore Soru. Incuriositi dagli schiamazzi, ci siamo avvicinati a vedere cosa stesse accadendo attraversando il parcheggio fino all'inizio di viale Bonaria. Appena è stato sparato un lacrimogeno, visto che il gas si riversava verso noi, ci siamo allontanati. Ben lontani dall'abitazione del Governatore e quindi da dove si verificavano gli scontri fra teppisti e forze dell'ordine. E ci posizioniamo sul marciapiede di viale Diaz, molto lontani dagli scontri. Passano circa dieci minuti e dal viale arriva un Land Rover corazzato della Polizia, ma anche una decina di agenti in assetto antisommossa con casco, scudo e manganello, che non sono scesi dalla camionetta, probabilmente erano già in zona. Da quel momento tutto è successo velocemente. Gli agenti hanno accelerato il passo e sono corsi verso un ragazzo che si trovava a pochi metri da noi, lo hanno afferrato e trascinato verso la camionetta colpendolo coi manganelli, nonostante le grida di protesta di una ragazza che era con lui. Pochi secondi e gli agenti riservavano anche a lei e ad un loro amico lo stesso trattamento. Istintivamente ho alzato le braccia in aria per dimostrare che non c’era alcuna cattiva intenzione, visto che ero lì per mangiare una pizza. E’ stato inutile: sono stato afferrato per il collo da un agente, nonostante le proteste. "Non ho fatto niente, non c'entro nulla, ho la macchina parcheggiata qui!". Non è servito a niente, l'uomo mi ha colpito col manganello e trascinato via insultandomi, senza che io facessi alcuna resistenza. Allora ho pensato che volesse fare un controllo, ma sulla soglia della camionetta ho capito che non sarebbe andata così. I ragazzi prelevati prima di me venivano presi a calci ed a manganellate sempre più forti e frequenti, anche con qualche sberla. A me succede la stessa cosa, prendo botte dappertutto e in particolar modo nella schiena. Gli insulti continuano senza sosta, nonostante cercassi di spiegare le mie ragioni. Veniamo quindi fatti sedere e cerco di restare calmo. Mattia non è più con me, non lo vedo, penso che sia riuscito ad andare via. Invece, poco dopo anche lui viene portato sul mezzo e distinguo almeno cinque agenti che si accaniscono sulla sua schiena con calci e manganellate. A quel punto gli agenti chiedono ad un collega di restare sul mezzo a controllarci. Il poliziotto sembra il più umano di tutti, dice che adesso non verremo più picchiati. Allora decido di spiegare chi siamo, come mai eravamo lì, che non c'entriamo nulla con gli scontri, che gli scontri sono avvenuti molto lontano dal punto in cui eravamo. Dopo pochi minuti, l’agente chiama i colleghi e dice loro che è il caso di farci andare via. Le porte della camionetta si aprono e veniamo fatti scendere, ma non coi modi gentili di chi ha sbagliato a fermarci, bensì ancora con calci, manganellate, urla, minacce e bestemmie. Ci siamo quindi diretti alla caserma di via Nuoro per fare una denuncia e lì abbiamo trovato un altro ragazzo con la testa spaccata da una manganellata, accompagnato da un amico. La serata si conclude così e non riusciamo a mettere a fuoco un avvenimento troppo assurdo per essere vero: noi picchiati dalla polizia. Il giorno dopo siamo andati al pronto soccorso per farci visitare: per Mattia prognosi di due giorni, per me di tre. Ancora mi chiedo perché le forze dell'ordine hanno colpito in maniera così indiscriminata. La mia testimonianza può servire a far capire cosa sia veramente successo venerdì notte. Sono pronto a combattere in tutte le sedi, non tanto per il pestaggio che ho subito, ma perché mi sento profondamente umiliato da questo abuso di potere, trattato come un teppista e mandato via a calci, calpestando in ogni modo la mia dignità. Proprio dalla Polizia che ci dovrebbe proteggere ed invece ci ha massacrato di botte senza una ragione. Non possono però tapparci la bocca.
Riccardo Caria - Cagliari